Di fronte a una inspiegabile epidemia di ipotiroidismo sembra ormai impossibile non trovare qualcuno sotto terapia… Ma si tratta di un dato reale o siamo davanti ad un grave fenomeno di sovradiagnosi? Il dott Luca Speciani, afferma che spesso l’ innalzamento del valore del TSH, non rappresenta ipotiroidismo, ma solo un tentativo di aggiustamento da parte dell’ipofisi della quantità di ormone prodotto. L’autore da anni segue pazienti ipotiroidei sotto cura farmacologica e seguendo le regole della “Medicina di segnale”, riesce a riequilibrare gradualmente l’attività della ghiandola, riducendo così nel giro di qualche mese i dosaggi ormonali fino alla completa eliminazione della terapia farmacologica.
Molto spesso chi soffre di patologie tiroidee non viene in alcun modo informato sul valore rallentante o stimolante di alcuni alimenti. Che è invece ben documentato in letteratura. Tra gli alimenti che possono direttamente rallentare la tiroide vanno ricordati la soja e le brassicacee (cavoli e cavolfiori). Ciò che va evitato è un uso massivo di questi alimenti, non quello occasionale. Cenare una sera a settimana con pasta ai broccoli e un pezzo di tofu non rallenterà certo la tiroide. Effetti negativi potranno invece aversi in un vegetariano che sostituisca con regolarità la soja ad altre fonti proteiche. Tra latte di soja, semi, tofu, germogli, pane di soja, salsa di soja ecc. il consumo quotidiano può essere anche elevato.
Un’infezione, un’infiammazione, una situazione di forte stress, un’alimentazione squilibrata da interferenti endocrini, l’assunzione di farmaci, un lutto recente, possono spingere l’ipotalamo a rendere (saggiamente) più prudente la tiroide. Ma in assoluto il più forte segnale di rallentamento tiroideo è proprio la carestia, la carenza energetica, il poco cibo, il digiuno. Lavorare in direzione opposta garantirà risultati certi.
Serve mangiare con abbondanza ma anche con grande attenzione alla qualità dei cibi, eliminando con decisione quegli interferenti endocrini (come zucchero, farine raffinate, edulcoranti, additivi industriali, grassi idrogenati) che, alterando i segnali ipotalamici di abbondanza o carestia, vanno ad alterare le risposte tiroidee.
Anche un eccessivo consumo di glutine è correlato con un maggiore stato infiammatorio della tiroide e può rallentarne le funzioni. L’effetto però è in questo caso più indiretto.
Tra gli alimenti consigliati vi sono invece quelli naturalmente ricchi di iodio, come il pesce in genere e le alghe, e quelli ricchi di selenio (mediatore nella trasformazione della tireoglobulina in ormone attivo) come il lievito in scaglie o le noci del Brasile.
IL DOTT. LUCA SPECIANI SARA’ PRESENTE COME RELATORE AL CONVEGNO CIBO SALUTE FELICITA