La Dott.ssa Debora Rasio, oncologa, nutrizionista e ricercatrice presso l’ Università La Sapienza di Roma, sarà relatrice al Convegno del 30 Settembre a Modena dal titolo Cibo Salute Felicità (vedi il programma), con un intervento dal titolo : I pilastri della dieta anticancro.
In una intervista rilasciata qualche tempo fa a https://www.veggiechannel.com/, la dott.ssa afferma che:
“(…) purtroppo i tumori sono in aumento: dal 1980 al 2000 c’è stato un raddoppio dei casi di tumori e le previsioni per il 2030 sono di un triplicarsi. In parte questo dato spaventoso è anche una buona notizia, lo è perché molti di questi tumori sono in aumento in quanto viviamo di più, dunque la longevità è aumentata. Purtroppo però se andiamo a guardare per esempio le tabelle d’incidenza dei bambini, scopriamo che nei bambini e negli adolescenti abbiamo un incremento del 1,5% /anno dei tumori. Allora dobbiamo cominciare a chiederci: cosa è successo e perché? Sicuramente la genetica non è cambiata in così pochi anni, i geni sono quelli di sempre. Quello che è cambiato è l’ambiente. Cosa nell’ambiente impatta in maniera così determinante, così forte il nostro rischio di sviluppare tumori?
Quello che viene a mancare è la presenza di alimenti in grado di aumentare la nostra vitalità. In verità non ci alimentiamo soltanto di carboidrati, proteine, grassi, vitamine, minerali, oligoelementi, esime, fitomolecole ma anche e sopratutto di luce, di fotoni. Quindi assorbiamo questa luce solare non solo attraverso la pelle con la produzione della vitamina D, ma anche attraverso gli occhi (quindi attenzione a non portare sempre gli occhiali scuri altrimenti chiudiamo una porta d’ingresso di fotoni, quindi di particelle solari di energia). Ma l’altro modo d’assorbire energia solare è attraverso il cibo. Quindi frutta e verdura, le piante. Fanno questa cosa meravigliosa: di condensare la luce solare in una molecola di glucosio. E come lo fanno? Attraverso la fotosintesi clorofilliana. Questo è un procedimento per cui la pianta prende anidride carbonica (un nostro prodotto di scarto) e acqua e grazie alla energia di luce solare avviene una reazione chimica in cui parte di questa energia, di questi fotoni, viene condensata nella molecola di glucosio. Poi la pianta la modificherà a formare proteine e grassi, il risultato è la nutrizione per come la conosciamo noi. Quindi non dimentichiamo che quando mangiamo frutta e verdura fresca che ha preso la luce del sole, quindi non cresciuta in serra, quello che facciamo è ci nutriamo di energia solare: il primo elemento indispensabile per la vita del nostro pianeta”.
Molte persone con una diagnosi di tumore si sentono dire dal medico che possono mangiare quello che vogliono. Ma numerose evidenze scientifiche dimostrano che, in verità, quello che mangiamo può fare la differenza fra salute e malattia e che potremmo addirittura prevenire due terzi di tutti i tumori mangiando correttamente, evitando l’inattività fisica e astenendoci dal fumo.
Uno dei principali accusati e ritenuto responsabile dell’attuale pandemia di malattie anche tumorali è lo zucchero.
L’ Organizzazione Mondiale della Sanità ha posto come limite massimo di zuccheri da consumare ogni giorno il 10% del fabbisogno calorico giornaliero, aggiungendo che sarebbe meglio scendere al di sotto del 5% delle calorie quotidiane, corrispondenti a circa 6 cucchiaini di zucchero per le donne e 9 cucchiaini per gli uomini, ( una lattina di bibita zuccherata contiene 10 cucchiaini di zucchero) anche se è stato ampiamente studiato che la somministrazione di zucchero al dosaggio corrispondente al 10% del fabbisogno calorico giornaliero stimola la crescita del tumore e delle sue metastasi.
Lo zucchero è aggiunto a sempre più prodotti: lo troviamo, infatti, non solo nei dolci e nei biscotti, ma anche nel pane, nelle fette biscottate, negli yogurt, nelle salse come il Ketchup e in molti alimenti precotti.
Non c’è da stupirsi, quindi, che nel III millennio, malattie croniche non trasmissibili strettamente dipendenti da un’errata alimentazione quali ipertensione, diabete, tumori e malattie neurodegenerative, siano così pervasive.
Intanto, mentre aspettiamo che l’industria si adegui alla richiesta sempre più diffusa di cibo sano, faremmo meglio a stare alla larga da tutto quello che i nostri antenati non riconoscerebbero come cibo.
Claudia Boni – Ufficio Stampa 360GradiEventi